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DOMENICA DELLE PALME
2 Aprile 2023

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 26,14-27,66

[…] Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

[…]

Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

[…]

Parola del Signore


COMMENTO
Farò la Pasqua da te

Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli. Si, siamo tutti figli anche di un male che non ci siamo scelti, di un mondo che abbiamo trovato segnato da una ferita, da cui nascono tante ingiustizie. Figli di scelte sbagliate, nostre o di altri. Quel sangue che cade diventa il sangue che ci salva. Il segno di un Dio che viene e percorre proprio le storture della nostra storia e così la salva, la riapre. Siamo bagnati dal bene che ci vuole un Dio che alla fine ha versato sangue, non parole. Non sei solo, si riapre una storia, che attende la tua risposta.

Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua? Ed egli rispose: andate in città da un tale e ditegli: il Maestro dice: il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te. Da te, perché se non sei tu, quel tale, non ha senso che continuiamo il racconto. Se sei tu, non solo prende senso la Parola che abbiamo ascoltato, ma anche tutta la tua vita ritrova un misterioso slancio di primavera, stupendoti di quello che ne può spuntare. Di una bellezza che spesso diamo per scontata, quella di vivere, e di vivere su questa terra, con questi fratelli e sorelle. Di vivere sapendo che c’è speranza, sempre. Possiamo immergerci in questi giorni, come riusciamo, ma decidendo di farlo, di coinvolgerci. Dandoci tempi e spazi. Celebrando con la nostra comunità, meditando nel silenzio. Lui vuole rendere vivo, pieno, questo segno. È Lui che fa la Pasqua, noi lo accogliamo, lasciamo che la faccia da noi, in noi.

C’è un sogno inascoltato nel vangelo che abbiamo ascoltato. Quello di una donna, la moglie di Pilato: non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua. Non c’era nessun presupposto perché questa donna, pagana, sognasse. Intuisse. Toccasse la Passione come nessun’altro. Eppure l’ha fatto. Occhio alle intuizioni che possono accaderci in questi giorni, alle parole che possono turbarci, muoverci, farci sognare, farci vedere e intuire il coraggio di un passo. Probabilmente per molti il turbamento di questa donna è quanto di più autentico stiamo vivendo in questo momento nella nostra fede: non una certezza, neanche una completa indifferenza. Ma un’increspatura, un movimento.

È Lui che entra, dolcemente, su un’asina. Senza forzare nulla, ma deciso, per andare fino infondo. Per andare al fondo delle cose, quel senso di cui tutti sentiamo infondo un forte bisogno. Dolcemente insiste, anche quest’anno. In questo piccolo arco di tempo santo, che abbiamo l’occasione di cogliere.