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Invochiamo la tua presenza

Invochiamo la tua presenza vieni Signor.
Invochiamo la tua presenza scendi su di noi.
Vieni Consolatore e dona pace e umiltà.
Acqua viva d’amore questo cuore apriamo a Te.

Rit. Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi!
Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi!
Vieni su noi Maranathà, vieni su noi Spirito!
Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi!
Vieni Spirito, vieni Spirito, scendi su di noi,
scendi su di noi.


Invochiamo la tua presenza, vieni Signor,
invochiamo la tua presenza scendi su di noi.
Vieni luce dei cuori dona forza e fedeltà.
Fuoco eterno d’amore questa vita offriamo a te.

Rit.


Invocazioni allo Spirito

♫ T’invochiamo Spirito, t’invochiamo Spirito, vieni Maranathà
Vieni Spirito Santo, scendi nel cuore di ciascuno di noi. Aiutaci a scoprire i nostri desideri, a riconoscere quelli profondi, a costruirli giorno dopo giorno.

♫ T’invochiamo Spirito, t’invochiamo Spirito, vieni Maranathà
Vieni Spirito Santo, scendi in questo tempo di Avvento che ci sta preparando al Natale. Fa che questa attesa possa essere vigilante, occasione per scoprire la creatività con cui agisci e ti fai presente nella nostra vita.

♫ T’invochiamo Spirito, t’invochiamo Spirito, vieni Maranathà
Scendi Spirito Santo, porta la tua luce in chi sta vivendo momenti di buio e difficoltà. Fa che la tua presenza possa ricordarci tutte le stelle che comunque brillano nelle nostri notti.

♫ T’invochiamo Spirito, t’invochiamo Spirito, vieni Maranathà
Vieni Spirito Santo, scendi nei nostri legami e nelle nostre relazioni. Aiutaci a custodirli, a prendercene cura, fa che siano luoghi di casa in cui sperimentare il tuo amore.

♫ T’invochiamo Spirito, t’invochiamo Spirito, vieni Maranathà
Scendi Spirito Santo su questo momento di preghiera che stiamo vivendo, su noi giovani, fa che possiamo sentirci uniti davanti a te, accompagnati lungo il nostro cammino.

♫ T’invochiamo Spirito, t’invochiamo Spirito, vieni Maranathà


Vangelo (Mt 1, 18-25)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.


Riflessione personale

Dal libro “San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” di Don Fabio Rosini
Tutto inizia da un sublime passivo, ossia da un’iniziativa che non è umana. Giuseppe vive quel che dovrà vivere ogni persona che darà spazio all’opera di Dio nella sua vita: il punto di partenza è sempre l’inaspettata variazione delle cose. Dio di solito comincia così…
Ti sei fidanzato con una ragazza meravigliosa, avete stretto gli accordi per il matrimonio, state mettendo su casa e… arriva l’assurdo: lei è incinta. Ma tu non hai già visto il film, non lo sai mica che ti sei fidanzato con la Madonna, lei non andava in giro con l’aureola. Eppure… Giuseppe si trova con una sposa tanto prossima quanto incinta e non è lui il padre della creatura.


Dal libro “San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” di Don Fabio Rosini
«Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore. Tutti gli annunci angelici della Scrittura cominciano con questo “Non temere”, e c’è sempre un salto da fare, un cambiamento da vivere. Il nobile Giuseppe non deve temere. Ma di cosa potrebbe aver paura? Qui è il punto… Sembrerebbe esplicito: avrebbe timore di prendere con sé Maria, sua sposa. E l’Angelo, secondo la nostra traduzione, gli darebbe la garanzia che la cosa viene da Dio. Quindi, Giuseppe non deve temere di prendere Maria e bimbo annesso perché la cosa è da Dio. Ma era questo il dubbio di Giuseppe?

Il problema è la scelta della punteggiatura, che nei codici più antichi è assente. Punti, virgole, e tutte le altre indicazioni sono scelte dal traduttore sulla base dei codici minuscoli, che sono tardivi. E allora proviamo a togliere un paio di virgole, due insignificanti virgole, dopo le parole “Maria” e “sposa”: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria tua sposa perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo».

È questione di intonazione. Così il timore di Giuseppe diventa un altro: visto che aveva considerato l’ipotesi che Maria non stesse mentendo, allora c’era da temere di prenderla in sposa proprio perché quel che era in lei era generato dallo Spirito Santo… Come sarebbe a dire? Sarebbe a dire che Giuseppe, discendente di Davide, essendo perlomeno aperto a dare credito a Maria, aveva capito che crederle significava entrare nell’adempimento della più grande promessa fatta al popolo d’Israele. Tutto sommato basta cogliere il punto: Giuseppe era sulla soglia di una cosa di cui non avrebbe avuto il controllo. Grande quanto tutta la storia. Grande quanto Dio. Giuseppe doveva entrare in un’opera di Dio. Doveva entrare nella grandezza, quella che portava segnata nei suoi cromosomi. Credere a Maria, credere all’Angelo, voleva dire essere grande, essere il padre del Messia, accogliere e fare da padre alla persona più grande della storia. Entrare nel ritmo delle opere di Dio, oppure… la mediocrità. Avere paura della grandezza. Avere paura della nobiltà. Avere paura della propria capacità di bellezza. Quella di oggi è una generazione di padri che hanno paura di essere tali, che scappano dalla loro dignità. È una generazione di maschi timidi e vergognosi con un’ansia da insufficienza che li tiranneggia, per poi risolversi in una aggressività di reazione goffa e malata. Questa è una generazione di giovani che si intontiscono che si intorpidiscono, che fuggono. Io devo gridare che sono belli. Che sono importanti. Che non devono aver paura del loro cuore. Che non devono temere di vivere la propria vita, perché chi li ha chiamati alla vita è Dio che vuole loro un oceano di bene. Riuscirò a toccare il cuore di questi capolavori che si buttano via da soli?
Bisogna essere come la voce di quell’Angelo che dentro un sogno dice: Dio ti conosce e sa qualcosa di te che non vedi! Tu non ti rendi conto di quanto bene può passare per le tue mani! Tu dubiti perché non hai capito chi sei agli occhi di Dio! Tu non sai chi sei! Figlio di Davide, entra nella tua grandezza! Sei molto più importante di quanto pensi! Lui, che non si è sbagliato a chiamarti alla vita. Quante volte lo dovrò dire? Potessi morire per dirlo, per toccare il cuore di tutti questi giovani che si trattano male e non sanno quanto sono preziosi. Ragazzi e ragazze con un universo di potenzialità d’amore, che si torturano, si disprezzano, si maltrattano. In ogni singolo peccato ogni uomo rinuncia alla sua bellezza, scappa dalla sua grandezza. Ogni singolo atto di non amore implica la necrosi del nostro cuore. Per non avere il coraggio di essere belli. Non temere Giuseppe, o come ti chiami, di diventare un uomo di Dio, una donna di Dio. Di essere padre o madre, sposo, prete, amico, fratello, sorella, missionaria, o mille altre cose belle. Non temere di curare le persone, crescere i giovani, accudire gli anziani, consolare gli afflitti, accogliere i miserabili, e allevare tutti i messia che ci sono in giro, quelli che quando fai le cose a loro, le avrai fatte a Lui. Non temere di fare cose grandi. Dio ti ha chiamato alla vita perché senza di te non si può fare. Obbedisci alla vita che non ti è stata data per caso. Giuseppe ha obbedito all’ipotesi più bella, più alta. Ha accolto la migliore delle letture. E non si è sbagliato.


Papa Francesco. Meditazione mattutina Lunedì 27 marzo 2017: Giuseppe il sognatore.
Un compito fondamentale che Giuseppe «ha ricevuto in sogno», perché lui era «un uomo capace di sognare». Quindi egli non solo «è custode delle nostre debolezze, ma anche possiamo dire che è il custode del sogno di Dio: il sogno di nostro Padre, il sogno di Dio, della redenzione, di salvarci tutti, di questa ricreazione, è confidato a lui».

«Grande questo falegname!» ha esclamato il Pontefice, sottolineando ancora una volta come egli, «zitto, lavora, custodisce, porta avanti le debolezze, è capace di sognare». E a lui, ha detto Francesco, «io oggi vorrei chiedere: ci dia a tutti noi la capacità di sognare perché quando sogniamo le cose grandi, le cose belle, ci avviciniamo al sogno di Dio, le cose che Dio sogna su di noi». In conclusione, una particolare intercessione: «Che ai giovani dia — perché lui era giovane — la capacità di sognare, di rischiare e prendere i compiti difficili che hanno visto nei sogni». E a tutti i cristiani, infine, doni «la fedeltà che generalmente cresce in un atteggiamento giusto, cresce nel silenzio e cresce nella tenerezza che è capace di custodire le proprie debolezze e quelle degli altri»


Dal libro “L’ombra del padre” di Jan Dobraczyński

Non poteva stare sdraiato. Si sedette. All’intorno c’era la notte fonda. Dalle stelle che brulicavano nel cielo scendeva un pulviscolo verde argento. Si era fatto molto freddo. Si sfregò con le mani le braccia intirizzite, si avvolse meglio che poté nella tunica, poiché non aveva preso con sé il mantello. Il sonno se ne era andato. Il pensiero lavorava febbrilmente.

«Un segno per me…? Quale segno? Che cos’ha in comune la storia di una bisavola con quello che è toccato a me? Ho deciso di andarmene. Non trovo un’altra via di uscita. Non vedrò più Miriam. Non potrei vederla. Se la guardassi, non riuscirei a credere alla realtà. Bisogna essere pazzi per non ammettere la verità di ciò che dicono gli occhi e gli orecchi. Eppure… così debbo andarmene! Debbo fuggire! Ma se non ho fatto nulla di male? Perché debbo scappare come un vigliacco, che teme la punizione? Se fuggirò, questa fuga farà sì che tutti mi giudicheranno indegno. Ma soltanto così posso salvarla. Io non posso accusarla. Debbo rinunciare sia a lei che al mio buon nome…»

«Non temere, prendila in casa tua…»

Sentì quelle parole come se qualcuno le avesse pronunciate ad alta voce accanto a lui. Si guardò vivamente all’intorno. Ma niente intorno a lui era cambiato. Continuava la notte, argentea e gelida. Il chiarore delle stelle era tanto vivido, che vedeva tutto attorno a sé. Non c’era nessuno. Nei pressi era cresciuto soltanto un fiore bianco, dall’intenso profumo. Del resto poteva darsi che il fiore fosse serrato e che soltanto nell’oscurità avesse dischiuso i suoi petali? Si raggomitolò cercando calore nel proprio corpo. Si addormentò di nuovo. Nel sonno il fiore crebbe, divenne enorme, si piegò su di lui. Disse:

«Accoglila in casa come tua moglie. Non è stato un uomo a portartela via… Egli stesso si è piegato su di lei. Colui che nascerà sarà il Redentore atteso da tutti. Proprio di lei e di Lui parlava il profeta. Giungerà per insegnare l’amore più grande. Non riuscirei neppure a dirti quanto Lui vi ami… Egli stesso ve lo dirà, genere umano. Egli stesso ve lo dimostrerà. Ma prima che ciò accada, la cosa deve rimanere celata. Questo Egli vuole, per non abbagliare con la sua luce. Non costringere. Desidera conquistarvi, come un ragazzo conquista colei che ama, travestendosi da mendicante e ponendo il suo cuore ai suoi piedi. Proprio tu dovresti comprenderlo…»

Giuseppe stava sdraiato tutto tremante. Adesso non sapeva più se dormiva o se sentiva davvero quelle parole. «È possibile?» sussurrò.

«Tutto questo è vero» gli parve di sentire. «Come Lo conoscete poco, pur avendo sperimentato tanto amore… Davvero non sapete fino ad ora chi Egli sia? Ascolta, Giuseppe, figlio di Davide e Acaz, di Ezechia e di Giacobbe. Egli ti chiede: “Vuoi tu, che hai fatto la rinuncia insieme a lei, rimanere presso di lei come l’ombra del Padre…? Acconsenti?”».

Giuseppe sedette di nuovo. Il profumo del fiore si spandeva verso di lui nell’oscurità. Sul suo capo scintillavano le stelle. Il silenzio regnava. Si passò le dita sul viso, come ad assicurarsi che non avesse cambiato la sua forma.

«Ci riuscirò?» sussurrò. «La amo tanto…»

«Prendila in casa tua»

Le ultime parole risuonarono nel silenzio. Quando si levò in piedi, non vide più il fiore. Strinse le mani al viso. Aveva pregato tante volte nella vita: Rivelami, Signore, la Tua volontà, indicami quel che devo fare. Attenderò paziente il tuo comando… Aveva atteso tanti anni. Gli pareva di sapere che cosa stesse aspettando. Quello che attendeva era giunto. Ma al contempo aveva superato le sue aspettative. Si trovava al cospetto di qualcosa di così enorme, che gli pareva che quell’enormità lo schiacciasse. Lo prese il timore. Ma in quello sbigottimento una cosa sapeva: c’era la felicità di poter tornare da Miriam.

Scosse con forza il capo, come se volesse, con questo movimento, allontanare da sé tutte le recriminazioni umane.
In qualche punto in lontananza, sulla cima lucente dell’Hermon, si era lacerata la cortina della notte. Una striscia di luce era comparsa al di sopra del merletto formato dalla cima.

Aprì le braccia e pregò: «Oh Signore, non distogliere da me il Tuo volto. Sii benevolo e misericordioso verso la mia ottusità. Adesso so che cosa mi hai ordinato di attendere. Chi mai sono io, per osare ribellarmi? Poiché Tu esigi che io abbia una moglie che non sarà mia moglie, e un figlio per il quale dovrò essere padre, anche se padre non sono, che accada conformemente alla Tua volontà. Che sia come tu vuoi. Sostienimi, se la mia intelligenza e la mia volontà si indeboliranno. Accogli la mia decisione oggi, che mi hai donato la forza…»

In faccia al giorno che schiariva si erse come Giosuè alle soglie della Terra Promessa e come quello mormorò l’antica preghiera: «Accolgo il peso del Tuo Regno, Signore nostro…».


Tutto è possibile

Questo è il luogo che Dio ha scelto per te
Questo è il tempo pensato per te
Quella che vedi è la strada che Lui traccerà
Quello che senti l’amore che mai finirà

Rit. E andremo e annunceremo che
In Lui tutto è possibile
E andremo e annunceremo che
Nulla ci può vincere
Perché abbiamo udito le sue parole
Perché abbiam veduto vite cambiare
Perché abbiamo visto l’amore vincere
Sì, abbiamo visto l’amore vincere!


Questo è il momento che Dio ha atteso per te
Questo è il sogno che ha fatto su te
Quella che vedi è la strada tracciata per te
Quello che senti, l’amore che ti accompagnerà

Rit.

Questo è il tempo che Dio ha scelto per te
Questo è il sogno che aveva su te